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Che
si tratti di una conquista a lungo ricercata e sognata, un obiettivo di vita
che si realizza o piuttosto di un accadimento imprevisto, DIVENTARE PADRE è un
evento foriero di grandi cambiamenti e nuovi equilibri per un uomo.
La
nascita del proprio figlio comporta, infatti, anche nell’uomo forti esperienze
emotive frutto della definitiva trasformazione della propria identità: da uomo
(ma spesso l’interessato si autodefinirebbe ancora ragazzo) a padre, caregiver,
figura in grado di dare protezione, amore, sicurezza.
In
questa fase di passaggio si può provare paura, incertezza e il lieto evento può
essere interpretato come interruzione del proprio ciclo di vita e ostacolo alle
proprie conquiste (in termini di lavoro, possibilità di impegni economici, libertà,
tempo libero da spendere a proprio piacimento).
Inoltre
mentre fino al momento del parto i due partner sono fortemente ancorati l’un l’altro,
l’arrivo del neonato genera inevitabilmente un cambiamento all’interno della
coppia modificandone le dinamiche della precedente relazione a due.
Ecco
che molti uomini vivono la nuova paternità con un senso di perdita nel
confrontare l'attuale situazione a quella che l'ha preceduta (in termini di
libertà, di intesa, appagamento e tempo di coppia):
- la partner adesso si occupa esclusivamente del bebè e non ha più tempo per il compagno, che si sente escluso;
- è necessario adesso farsi carico di alcuni compiti domestici che prima si era potuto delegare alla partner;
- le attività del tempo libero sono ridotte e si adattano esclusivamente alle esigenze del neonato;
- la notte non si riesce più a dormire a dispetto degli impegni lavorativi diurni che impongono la stessa lucidità e freschezza di sempre.
Tutto
questo potrebbe essere vissuto con difficoltà al punto da far sviluppare una
depressione reattiva.
Tutto
inizia in genere tra il terzo e il sesto mese di vita del bambino con un periodo
in cui si avverte una profonda tristezza e un senso di insicurezza e
inadeguatezza frutto del cambiamento nello stile di vita, nel rapporto di
coppia, nel menage della casa nonché nella
propria identità. Sostanzialmente dopo che la felicità iniziale e l’euforia di
essere diventato padre si sono scontrate con i cambiamenti che il bambino ha
portato con sé.
Il calo
di umore avvertito in questo periodo avrà una risoluzione laddove
l’interessato riesca, autonomamente o attraverso un percorso psicoterapico, ad elaborare
il cambiamento e accettare il nuovo ruolo e ciò che comporta, oppure può sfociare in
una forma depressiva vera e propria, soprattutto nei casi in cui si sovrappone
a problematicità preesistenti del soggetto.
La Psicoterapia Strategica Integrata
interviene sulla Depressione Post Partum Maschile a più livelli.
- Innanzitutto a livello di prevenzione secondaria: se ne previene cioè l’insorgenza lavorando sulle coppie in attesa attraverso percorsi che conducono l’uomo e la donna, come membri della coppia, allo sviluppo della capacità di assolvere al ruolo genitoriale liberi dalle aspettative al riguardo, generate dalla propria storia personale, e in equilibrio con il proprio essere rispettivamente uomo e donna e membri della coppia. E’ importante in questa fase far focalizzare alla coppia le aspettative genitoriali rispetto al figlio in arrivo (il figlio fantasticato) e la futura vita familiare fantasticata. Si preparano poi entrambi i futuri genitori al cambiamento che li attende che, per il diverso ruolo (materno-paterno), ha connotazioni e difficoltà diverse.
- Sui neo-papà che stanno invece sperimentando l’impatto con il cambiamento di vita la Psicoterapia Strategica Integrata interviene con un ciclo psicoterapico breve atto a promuovere il superamento delle difficoltà nell’accettazione del nuovo ruolo di padre, lavorando anche qui sulle aspettative, sulle paure e sulla compatibilità di questo nuovo ruolo con ciò che si era fino a poco tempo fa.
- A volte è necessario intervenire sulla coppia genitoriale attraverso la promozione della trasformazione della coppia in famiglia, modifica che comporta lo sviluppo del sentirsi rispettivamente “padre” e “madre” ma che non può in nessun caso equivalere all’abbandono e alla dimenticanza del proprio essere partner oltre che genitori. Il percorso terapeutico favorirà la progettazione di momenti di coppia e di ripresa della sessualità, non tralasciando l’acquisizione della capacità di una comunicazione efficace e lo sviluppo della capacità di condividere con l’altro i propri vissuti. Occorrerà lavorare inoltre sul rendere la neo-mamma in grado di dare fiducia e di lasciare spazio al compagno delegandogli compiti di accudimento del bebè, rinforzando così capacità e sicurezze nel neo-papà.
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