lunedì 13 aprile 2015

La trappola del lutto: come sopravvivere alla perdita





immagine dal web



 La morte di una persona cara è il più doloroso e drammatico dei cambiamenti non volontari alla nostra vita, capace di mettere in crisi gli abituali modi con cui fin’ora abbiamo dato un senso chiaro e comprensibile al nostro “essere al mondo”.

Siamo così posti di fronte alla necessità di un doloroso travaglio che assorbe tutte le nostre energie e tutta la nostra attenzione.

Questo travaglio, comunemente detto “elaborazione del lutto” è un’esperienza che caratterizza tutti gli esseri umani, un lento processo di adattamento alla perdita di una persona cara che parte innanzitutto da una presa di coscienza dell’accaduto e dal vivere profondamente tutte le emozioni legate alla perdita, senza negarle o sfuggirle.

Si possono distinguere 4 fasi in questo processo di elaborazione, la cui intensità e durata variano da persona a persona:

1. Fase di torpore: può durare ore, ma anche settimane e può essere a volte interrotta da attacchi di ansia e angoscia. Lo shock provocato dalla morte della persona cara può produrre sensazioni di paralisi, di messa in fermo del tempo, dell’esistenza stessa, nel tentativo di negare la realtà della morte. La negazione svolge una funzione protettiva di fronte al cambiamento drammatico dell’esistenza di un individuo, e se di durata circoscritta è da ritenersi utile e normale.

2. Fase di struggimento: interviene allorchè dopo un breve periodo dalla scomparsa della persona cara, ci si inizia a rendere conto con grande turbamento emotivo che la perdita è reale. Questa fase è costellata da frequenti accessi di pianto, che sono da ritenersi del tutto normali.

3. Fase di disorganizzazione e disperazione: è quella più pericolosa per l’individuo ma allo stesso tempo è cruciale per riuscire a riprendere una vita normale. La persona colpita dal lutto precipita in una dimensione di disorientamento dove tutto sembra irreale, il ritmo del tempo appare alterato, e le stesse funzioni fisiologiche si percepiscono alterate. In questo momento è impossibile organizzare la propria vita in modo equilibrato mancando di fatto alla persona punti di riferimento stabili. Questa fase deve essere di breve durata lasciando il posto al lutto vero e proprio dove viene sperimentato il dolore e il vuoto lasciato dalla persona scomparsa. Solo vivendo profondamente e dolorosamente il momento della disperazione-disorganizzazione si può arrivare all’accettazione della perdita, lasciando alle spalle l’angoscia e riprendendo pian piano una vita normale.

4. Fase di maggior o minor grado di riorganizzazione: la persona colpita dal lutto riprende pian piano in mano la sua vita riacquisendo a piccoli passi equilibrio e riorganizzazione. Il dolore è presente ma in misura attenuata come parte della persona stessa e del suo bagaglio di esperienze di vita e non più come entità onnicomprensiva e paralizzante.

Il lavoro che la vita impone alla persona colpita dal lutto per riuscire a reagire, elaborare, riemergere e riorganizzarsi, come è immaginabile, non è per nulla facile ed in taluni casi sembra assumere le connotazioni di un’impresa titanica: l’individuo rimane impigliato nella “trappola del lutto” e da solo non riesce a venirne a capo.

L’accompagnamento in questo processo da parte di un professionista è altamente consigliato, sia per velocizzare l’elaborazione del lutto normale, sia per scongiurare o risolvere qualora si fosse già sviluppato il lutto problematico (condizione in cui la persona rimane intrappolata nella condizione luttuosa senza riuscire nel processo di elaborazione del lutto).

La Psicoterapia Strategica Integrata è particolarmente adatta a facilitare il processo di elaborazione del lutto: lavorando in direzione del cambiamento e della riorganizzazione con strategie e pianificazioni, il soggetto verrà accompagnato al libero sfogo delle sensazioni e della sofferenza, e condotto via via a nuove forme di progettualità.

Si lavorerà andando non soltanto nella direzione di una maggiore consapevolezza dell’accaduto e dei sentimenti contraddittori che esso genera, ma anche di una attivazione rispetto al proprio progetto di vita debitamente ristrutturato in seguito all’evento luttuoso.

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